“Non possiamo pensare di durare 5 anni a palazzo madama con i voti dei Senatori a vita.”.
Enrico letta almeno è stata sincero. Ma tale sincerità non lapalissiana come potrebbe sembrare, prima facie.
Che le fondamenta del governo Prodi (bis) non siano così solide, soprattutto al Senato, non è una novità. Che, però, questa fragilità porti automaticamente al cedimento strutturale dell’esecutivo non è detto.
Tolti i senatori a vita, infatti, l’unione a palazzo madama gode di appena 2 voti di scarto nei confronti della CdL. Qualsiasi persona intelligente e minimamente esperta di diritto parlamentare sarebbe preoccupata di ciò.
Enrico Letta rientra in questa categoria. Il (suo) Presidente del consiglio, invece no. Il presidente Prodi, infatti, finge di non vedere la situazione, preso da una sindrome da onnipotente impotenza capace solamente di moltiplicare, rectius spacchettare, i ministeri ed i sottosegretari e di predicare il diritto alla felicità per tutti. Anche la (estrema) sinistra radicale si salda con le posizione di Propdi perché proprio la figura del Presidente del consiglio e l’annessa “onnipotente impotenza” è la miglior cassa di risonanza ed il miglior dividendo politico per la sua perenne campagna elettorale.
Più Romano Prodi rimane a palazzo Chigi, con la sua fragile maggioranza, più cambiali elettorali dovrà onorare alla (estrema) sinistra radicale ed estremista.
Non è un caso se proprio il leader maximo di questa sinistra, il deputato presidente Fausto Bertinotti, abbia richiesto, ieri sulle pagine del Corsera, 5 anni per preparare l’alternanza allo stesso Prodi.
Enrico Letta si pone il problema per cominciare a governare.
Romano Prodi non si pone il problema per continuare a credere di comandare.
La strategia di Letta (Enrico) è chiara e semplice: lanciare una OPA ostile sui Senatori della CdL.
Non è un caso se questa OPA ostile sia avvenuta e “lanciata” proprio in occasione dell’esecutivo della Margherita. Proprio la Margherita si pone, infatti, come rifugio sicuro al confine con alcuni settori moderati della CdL , magari di estrazione cattolica.
E’ ovvio che se fossimo in Letta preferiremmo i cd. peones, trattati al pari dei piccoli azionisti, ovvero allettati da un guadagno piccolo ma sicuro.
E’ ovvio, pure, che le adesioni all’Opa dovrebbero avvenire in forma individuale, cioè come una sorta di risultato di un travaglio interiore, perché se ci fosse una transumanza di interi gruppi organici si potrebbe pensare ad un cambio di maggioranza.
E’ anche ovvio che l’appello di letta fosse rivolto a Follini e Tabacci, individuati come l’anello debole della compattezza della CdL. Eppure se dovessimo lanciare una OPA sui senatori della CdL, proprio Follini e Tabacci sarebbero quelli che noi non vorremmo. Follini e Tabacci non sono abituati a fare i peones e non si accontenterebbero delle briciole, ma a lungo andare minerebbero anche la Margherita.
In questa situazione c’è da dire che alcune prove di “compattezza” della Cdl sono state disastrose. Basti pensare al caso della presidenza di Benvenuto in Commissione Finanze o del caso Bianco in commissione Affari Istituzionali.
L’OPA è stata lanciata, adesso bisogna vedere se qualcuno aderirà, se aderirà.
martedì, luglio 18, 2006
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
SIamo sicuri che sia proprio un'OPA ostile , soprattutto su certi nostalgici della Balena Bianca?
Posta un commento