martedì, maggio 16, 2006

La destra e la cultura: analisi di una vexata quaestio (3° parte)

Prima parte
Seconda parte

In questo clima è normale che, da parte dei Brambilla e degli esposito, riaffiorino alcune reminiscenze qualunquistiche. "La politica è tutto un magna magna" oppure "la politica è sporca", questo era, declinato in vario modo, il loro credo "politico".
Eppure Brambilla ed Esposito non ripudiavano del tutto la politica, quello che a malapena tolleravano era il partitismo.
Probabilmente votavano DC o PSI, presi ad architrave di un sistema che, bene o male, gli aveva permesso di crescere. Un voto che serviva, bene o male, a tenersi buona la coscienza.
Il voto rispecchiava il loro "ethos", il loro disagio verso un atteggiamento qualunquistico di protesta, il più delle volte avvertito come trito, ritrito e sterile.
La bussola elettorale era: scegliere il meno peggio.
Si arriva così alla svolta di Mani Pulite. Una svolta che, a dispetto dei cantori di sinistra, andrebbe analizzato in maniera differente da ciò che la vulgata sinistrorsa vorrebbe farci credere.
Che il sistema non fosse perfetto, (e quale sistema lo è !!!), lo sapevano tutti.
Pochi, però, avevano coscienza della profondità in senso verticale ed orizzontale della illegalità. il reato principe diviene la concussione, cioè il ricatto della Pubblica Amministrazione verso il privato, molto semplicisticamente.
Si ritorna così a quella immagine di "lotta di classe" carsica di cui si parlava poco prima.
La proptesta si istituzionalizza, ma non per riconoscenza verso il pool di Milano. E' un processo di riconoscenza per via negativa. Siccole il pool colpisce i nemici della "classe", allora viva il pool.
Un po' come dire che il nemico del mio nemico è mio amico.
Il pool di Milano, non composto da Brambilla o da Esposito, prende un abbaglio e scambia questa "riconoscenza" per consenso personale.
Non si spiega altrimenti, almeno secondo me, come mai il successo di Forza Italia ed il flop elettorale di Antonio Di Pietro.
(continua)

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