giovedì, maggio 11, 2006

La destra e la cultura: analisi di una vexata quaestio (2° parte)

Continuiamo la pubblicazione di un piccolo saggio che sta lentamente prendendo forma riguardo la questione culturale del centrodestra. Per leggere la prima parte cliccate qui.

Nel 1994, sotto l'urgenza della scadenza elettorale, Berlusconi nel "plasmare" la CdL si rivolse all'unica struttura che meglio e più velocemente poteva rispondere alle sue sollecitazioni: il popolo delle partite IV.
Non a mirabolanti pittori, non ad immaginifici cineasti, nemmeno a roboanti scrittori od ad osannati cantanti.
Non erano loro il target.
Non lo erano perchè la conquista di costoro sarebbe staat lunga e dispendiosa. cosa impossibile da fare in quei primi mesi del 1994.
il Target erano i Brambilla e gli Esposito. Quei piccoli imprenditori, magari da generazioni, che ogni giorno sanno rinnovarsi, che conoscono e sanno assecondare i gusti della propria clientela e che godono della fiducia e della stima dei propri clienti.
Questo esercito "silenzioso" che ogni mattina "alza la serranda" e la sera si riposa sul divano piuttosto che frequentare cineforum ove propiettano "la corazzata Potemkin".
Eppure Berlusconi non ha fatto altro che riprendere e riadattare, in chiave moderna di marketing, la lezione di giannini e del suo Uomo Qualunque.
Il Qualunquismo del primo Berlusconi aveva una novità ideologica fondamentale e dirompente: il liberalismo. E' stato il liberalismo, rivisto in chiave Berlusconiana, il punto di svolta del (neo)qualunquismo.
Per usare una metafora, il liberalismo berlusconiano ha permesso al neo-qualunquismo del Brambilla o dell'Esposito di divanire proposta e non solo protesta.
Questa è stata, forse, la caratteristica peculiare del messaggio politico di Silvio Berlusconi. Un messaggio politico che meglio si adattava alla "voglia di fare" di Brambilla e di Esposito.
E non ci siamo sbagliati a scrivere voglia di fare, perchè è pur vero che Brambilla o Esposito si lamentano sempre dello Stato, inteso sia come coacervo di uffici pubblici, sia come efficiente spremitore tributario ed inefficiente allocatore delle risorse drenate. Ma per Brambilla ed Esposito è più importante inventare, nel suo significato latino, qualcosa che gli permetta di rimanere sul mercato.
Brambilla ed Esposito sono contro lo Stato Leviatano, ma il loro essere contro non paralizza anzi moltiplica la loro voglia di intraprendere.
Forse questa è stata la vera lotta di classe, sotterranea, della cd. Prima Repubblica italiana: la flessibilità e l'innovazione privata contro la sclerosi autoritativa della pubblica amministrazione. Ciò che un altro Giannini, valente giurista ed autore di un fortunato manuale di diritto amministrativo, sintetizzò nella coppia libertà ed autorità.
(continua)

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