mercoledì, maggio 31, 2006
Next is here....
Approfitto di questo spazio per presentarvi il mio ultimo progetto: Next l'osservatorio per l'innovazione.
martedì, maggio 30, 2006
Qualche suggerimento per una Rivoluzione locale
Spente le luci su questa campagna elettorale è opportuno che, in questo blog, ci si interroghi sulle prospettive dello schieramento cui facciamo riferimento, cioè la CdL e non solo.
Anzitutto che è ora di rimettere mano alla legge elettorale degli enti locali abolendo il doppio turno.
Si è visto ieri che, nella maggioranza dei casi, che gli elettori, o almeno quelli che vanno a votare, vogliono decidere subito. Questo è molto importante. L'elettorato si va sempre più polarizzando ed è sempre meno incline ad astruserie ed alchimie in politichese.
L'elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti di Provincia è stata scelta, con un referendum, dal popolo italiano ha spostato l'equilibrio dalla rappresentatività alla governabilità.
Il mandato a governare è chiesto sulla base di un programma, di una strategia e di una visione, perchè la bisogna annacquarle con alleanze varie ???
Abolire il doppio turno eviterebbe anche quel potere di interdizione, proprio di quei piccoli partiti o gruppi, che, facendo leva sulla lora utilità marginale, spesso costringono i partiti più grandi ad estenuanti trattative ed ad improvvise e inspiegabili rotture.
Gli elettori, per le città e le province, preferiscono la continuità.
Questo è un altro fattore da tenere in debita considerazione.
Quasi tutti i cittadini sanno che per "toccare con mano" il vero cambiamento nella qualità della vita negli enti locali servono almeno 10 anni. Quasi tutti i sindaci uscenti, infatti, sono stati riconfermati. Certo ci sono state significative eccezioni, ma sono appunto eccezioni.
Fin qui i principi generali validi per tutti.
Ed adesso veniamo a quello che, come elettore della CdL, bisognerebbe fare per quel che riguarda comuni e provincie.
1. Ripartire dal Territorio
E' un po' un liet motiv questo, ma ogni struttura territoriale deve poter scegliere in piena autonomia i propri candidati.
La CdL deve smettere di far decidere tutto a Roma. Così facendo, infatti, si deresponsabilizza la calsse dirigente locale.
2. Ripartire dalle Persone
Nelle elezioni amministrative, specialmente nei centri medio piccoli, le persone sono importanti e spesso portatrici di valore elettorale aggiunto.
La scelta dei candidati, però, spesso non premia i migliori o i più meritevoli. Per questo ripartire dalle persone vuol dire anche far scegliere e farsi scegliere.
Alla CdL serve urgentemente la nascita di un nuovo ceto politico ed è per questo che dovrebbe adottare come regola generale le elezioni primarie.
La scelta delle primarie come regoal generale, infatti, permetterebbe a molte persone, soprattutto donne e giovani, di sfruttare questa occasione per avvicinarsi alla politica ed agli elettori offrirebbe l'opportunità di conoscere meglio i propri amministratori.
La scelta dei candidati dovrebbe avvenire sui programmi e non sulle tessere.
3. Unità della coalizione
Questo è un valore fondamentale.
L'elettorato tende a non accettare più le divisioni e le spaccature. E non accettandole, le boccia con l'astensione.
Vincono le persone che sanno tenere unita una coalizione, non chi le rompe a proprio uso e consumo.
4. Premiare la continuità
Anche questa dovrebbe essere una regola aurea.
5. Allargare i confini della coalizione
La CdL non è un fortino.
Noi non siamo sotto assedio e non ci dobbiamo difendere, anche se, certamente, non tutti possono entrarvi. Anzitutto, però, sarebbe il caso che chi vuole possa e debba entrarvi senza problemi e senza subire veti di sorta.
La costruzione di una coalizione aministrativa dovrebbe essere fatta partendo dal basso, sulla abse di convergenze di idee e di progetti.
6. Inasprire le incompatibilità
Costruire una nuova classe politica locale vuol dire anche stabilire la più ampia incompatibilità tra i ruoli di dirigenza politica ed i ruoli degli eletti a qualunque livello.
7. Essere pazienti
Non si vince dall'oggi al domani, soprattutto a livello locale.
Credo che questi suggerimenti che si possono trarre da questa tornata amministrativa. Se la CdL decidesse di compiere questi passi, magari all'inizio zoppicherà un po', ma poi comincerà a correre e poi a volare.
Anzitutto che è ora di rimettere mano alla legge elettorale degli enti locali abolendo il doppio turno.
Si è visto ieri che, nella maggioranza dei casi, che gli elettori, o almeno quelli che vanno a votare, vogliono decidere subito. Questo è molto importante. L'elettorato si va sempre più polarizzando ed è sempre meno incline ad astruserie ed alchimie in politichese.
L'elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti di Provincia è stata scelta, con un referendum, dal popolo italiano ha spostato l'equilibrio dalla rappresentatività alla governabilità.
Il mandato a governare è chiesto sulla base di un programma, di una strategia e di una visione, perchè la bisogna annacquarle con alleanze varie ???
Abolire il doppio turno eviterebbe anche quel potere di interdizione, proprio di quei piccoli partiti o gruppi, che, facendo leva sulla lora utilità marginale, spesso costringono i partiti più grandi ad estenuanti trattative ed ad improvvise e inspiegabili rotture.
Gli elettori, per le città e le province, preferiscono la continuità.
Questo è un altro fattore da tenere in debita considerazione.
Quasi tutti i cittadini sanno che per "toccare con mano" il vero cambiamento nella qualità della vita negli enti locali servono almeno 10 anni. Quasi tutti i sindaci uscenti, infatti, sono stati riconfermati. Certo ci sono state significative eccezioni, ma sono appunto eccezioni.
Fin qui i principi generali validi per tutti.
Ed adesso veniamo a quello che, come elettore della CdL, bisognerebbe fare per quel che riguarda comuni e provincie.
1. Ripartire dal Territorio
E' un po' un liet motiv questo, ma ogni struttura territoriale deve poter scegliere in piena autonomia i propri candidati.
La CdL deve smettere di far decidere tutto a Roma. Così facendo, infatti, si deresponsabilizza la calsse dirigente locale.
2. Ripartire dalle Persone
Nelle elezioni amministrative, specialmente nei centri medio piccoli, le persone sono importanti e spesso portatrici di valore elettorale aggiunto.
La scelta dei candidati, però, spesso non premia i migliori o i più meritevoli. Per questo ripartire dalle persone vuol dire anche far scegliere e farsi scegliere.
Alla CdL serve urgentemente la nascita di un nuovo ceto politico ed è per questo che dovrebbe adottare come regola generale le elezioni primarie.
La scelta delle primarie come regoal generale, infatti, permetterebbe a molte persone, soprattutto donne e giovani, di sfruttare questa occasione per avvicinarsi alla politica ed agli elettori offrirebbe l'opportunità di conoscere meglio i propri amministratori.
La scelta dei candidati dovrebbe avvenire sui programmi e non sulle tessere.
3. Unità della coalizione
Questo è un valore fondamentale.
L'elettorato tende a non accettare più le divisioni e le spaccature. E non accettandole, le boccia con l'astensione.
Vincono le persone che sanno tenere unita una coalizione, non chi le rompe a proprio uso e consumo.
4. Premiare la continuità
Anche questa dovrebbe essere una regola aurea.
5. Allargare i confini della coalizione
La CdL non è un fortino.
Noi non siamo sotto assedio e non ci dobbiamo difendere, anche se, certamente, non tutti possono entrarvi. Anzitutto, però, sarebbe il caso che chi vuole possa e debba entrarvi senza problemi e senza subire veti di sorta.
La costruzione di una coalizione aministrativa dovrebbe essere fatta partendo dal basso, sulla abse di convergenze di idee e di progetti.
6. Inasprire le incompatibilità
Costruire una nuova classe politica locale vuol dire anche stabilire la più ampia incompatibilità tra i ruoli di dirigenza politica ed i ruoli degli eletti a qualunque livello.
7. Essere pazienti
Non si vince dall'oggi al domani, soprattutto a livello locale.
Credo che questi suggerimenti che si possono trarre da questa tornata amministrativa. Se la CdL decidesse di compiere questi passi, magari all'inizio zoppicherà un po', ma poi comincerà a correre e poi a volare.
lunedì, maggio 29, 2006
Il virus dell'affluenza colpisce il "partito" dei sindaci
Dopo l'aviaria è scoppiato ieri un altrio virus in Italia: l'affluenza (bassa), ma deve essere stata una conseguenza della bassa pressione estiva.
Sui giornali si è sempre preso in giro Bettino Craxi ed il suo invito ad andare al mare e ieri gli italiani, o almeno una buona parte di essa, al mare ci è andata davvero ed alla cabina elettorale ha preferito la cabina in spiaggia.
Qualche riflessione è d'obbligo, mettendo a confronto il dato dell'affluenza alle ultime elezioni politiche del 9 e 10 aprile scorso e quello di questa tornata amministrativa.
Anzitutto che un calo dell'affluenza è sicuramente fisiologico e naturale nei paesi a democrazia evoluta.
In questi paesi anche l'astensione è una manifestazione di voto. La manifestazione che, forse, i candidati non sono molto graditi.
Nei primi anni '90 fu proprio la rivoluzione dell'elezione diretta dei sindaci a dare la stura all'illusione di una svolta epocale della politica italiana. Una "svolta" epocale segnata da una amplissima partecipazione al voto, tanto che si cominciò a parlare di un "partito dei sindaci".
Oggi la bassa affluenza colpisce proprio quel partito.
Un partito che è stato schiacciato dalla recente campagna elettorale nazionale e che non ha saputo dare quel colpo d'ala che ci si aspettava.
Non sappiamo se questo sia un sintomo passeggero o permanente, ma credo che sia il caso di interrogarcisi sopra.
L'unica cosa da non fare è quella dell'apologia ipocrita del voto e della demonizzazione sterile dell'astensione, soprattutto da parte di chi perderà.
Sui giornali si è sempre preso in giro Bettino Craxi ed il suo invito ad andare al mare e ieri gli italiani, o almeno una buona parte di essa, al mare ci è andata davvero ed alla cabina elettorale ha preferito la cabina in spiaggia.
Qualche riflessione è d'obbligo, mettendo a confronto il dato dell'affluenza alle ultime elezioni politiche del 9 e 10 aprile scorso e quello di questa tornata amministrativa.
Anzitutto che un calo dell'affluenza è sicuramente fisiologico e naturale nei paesi a democrazia evoluta.
In questi paesi anche l'astensione è una manifestazione di voto. La manifestazione che, forse, i candidati non sono molto graditi.
Nei primi anni '90 fu proprio la rivoluzione dell'elezione diretta dei sindaci a dare la stura all'illusione di una svolta epocale della politica italiana. Una "svolta" epocale segnata da una amplissima partecipazione al voto, tanto che si cominciò a parlare di un "partito dei sindaci".
Oggi la bassa affluenza colpisce proprio quel partito.
Un partito che è stato schiacciato dalla recente campagna elettorale nazionale e che non ha saputo dare quel colpo d'ala che ci si aspettava.
Non sappiamo se questo sia un sintomo passeggero o permanente, ma credo che sia il caso di interrogarcisi sopra.
L'unica cosa da non fare è quella dell'apologia ipocrita del voto e della demonizzazione sterile dell'astensione, soprattutto da parte di chi perderà.
venerdì, maggio 26, 2006
Continuo a non fidarmi
Non so se gli industriali hanno aperto gli occhi, sicuramente lo hanno fatto quelli che non sono al vertice.
Io continuo a non fidarmi (dei vertici ovviamente).
Io continuo a non fidarmi (dei vertici ovviamente).
giovedì, maggio 25, 2006
E se facessimo il Governo Ombra di Tocqueville ???
Ieri sera noi di Tocqueville abbiamo avuto la nostra consacrazione, quando Marco Taradash ha "consigliato" a Giulietto Chiesa, durante Matrix, di andare a leggere Tocqueville.
E' stato davvero una grandissima soddisfazione ed il segnale che la blogosfera liberale e (neo)conservatrice sta prendendo piede e sta imponendosi come standard di riferimento.
Come non ricordare la citazione che il Foglio, qualche settimana fa, ci ha dedicato riferendosi a noi come "quelli di ideazione"
Visto questo indubitabile successo, credo che sia venuto il momento per lanciare una idea che mi frulla in testa da un bel po'.
Il governo Prodi è in carica e qualcuno della CdL ancora non ha elaborato del tutto il lutto, come ha giustamente rilevato il grande Pierluigi Mennitti sull'ultimo numero di Ideazione, e l'opposizione oltre che in parlamento deve essere fatta nel paese.
Ma se fossero i bloggers di Tocqueville ad indicare ancora una volta la via ???
Se fossero i bloggers di Tocqueville a dare vita ad una nuova forma di opposizione che riesca a coniugare pensiero, azione, informazione, trasparenza, creatività ed eccellenza ???
Se fossero i bloggers di Tocqueville a formare un governo ombra ???
Le competenze non mancano e la passione anche.
Bisognerebbe solo creare uno spazio, sito o blog, ove poter dimostrare le nostre competenze sulla scorta di Blogoverno.
Sarebbe davvero un bel segnale ed anche una palestra per dimostrare che in Italia il liberalismo ed il (neo)conservatorismo non sono nè agonizzanti, nè moribondi ma vivi e vegeti.
p.s.: sto sperimentando una serie di problemi con blogger.com e per questo non riesco a mettere dei link.
Spero che passino al più presto.
E' stato davvero una grandissima soddisfazione ed il segnale che la blogosfera liberale e (neo)conservatrice sta prendendo piede e sta imponendosi come standard di riferimento.
Come non ricordare la citazione che il Foglio, qualche settimana fa, ci ha dedicato riferendosi a noi come "quelli di ideazione"
Visto questo indubitabile successo, credo che sia venuto il momento per lanciare una idea che mi frulla in testa da un bel po'.
Il governo Prodi è in carica e qualcuno della CdL ancora non ha elaborato del tutto il lutto, come ha giustamente rilevato il grande Pierluigi Mennitti sull'ultimo numero di Ideazione, e l'opposizione oltre che in parlamento deve essere fatta nel paese.
Ma se fossero i bloggers di Tocqueville ad indicare ancora una volta la via ???
Se fossero i bloggers di Tocqueville a dare vita ad una nuova forma di opposizione che riesca a coniugare pensiero, azione, informazione, trasparenza, creatività ed eccellenza ???
Se fossero i bloggers di Tocqueville a formare un governo ombra ???
Le competenze non mancano e la passione anche.
Bisognerebbe solo creare uno spazio, sito o blog, ove poter dimostrare le nostre competenze sulla scorta di Blogoverno.
Sarebbe davvero un bel segnale ed anche una palestra per dimostrare che in Italia il liberalismo ed il (neo)conservatorismo non sono nè agonizzanti, nè moribondi ma vivi e vegeti.
p.s.: sto sperimentando una serie di problemi con blogger.com e per questo non riesco a mettere dei link.
Spero che passino al più presto.
mercoledì, maggio 24, 2006
Serve solo l'eversione fiscale contro la restaurazione delle tasse
Non siamo stati dei coglioni e non abbiamo abboccato alle falsità di Prodi durante la campagna elettorale. Sapevamo, come la maggioranza degli italiani, che, in caso di vittoria dei sinistri, ci aspettava la stangata fiscale.
Una stamgata che il soporifero professore emiliano, ovviamente, non ha applicato al suo Governo visto che tra ministri, viceministri e sottosegretari erogherà, a carico della fiscalità generale, più di 14 milioni di euro in stipendi. In campagna elettorale il loro slogan era "la serietà al potere", oggi prontamente modificato in "l'avidità al potere".
Ma la stangata deve avvenire in nome di un interesse superiore e previa adeguata campagan di veleni contro l'unico spauracchio che oggi in Italia per i loro governati-coglioni vale sempre ed in qualunque luogo e tempo: Silvio Berlusconi ed il suo governo.
Agiteranno lo spauracchio del cavaliere e tutti i lor coglioni si accoderanno dicendoci che pagare le tasse è giusto, che bisogna pagare di più perchè bisogna aiutare chi è indietro e poi, malignamente, ci diranno che, siccome sotto il governo Berlusconi non le abbiamo pagate, è venuto il momento di saldare i conti.
A quesdto punto, però, non potremmo più rimanere in silenzio, a rischio di passare per coglioni anche noi. C'è bisogno di un moto di ribellione, anzi di eversione.
Una bella eversione fiscale contro la loro arroganza, insipienza, avidità e falsità. Qualcosa che costoro non hanno mai visto, nè sentito. Si tratta solo di rivolgere contro questi coglioni sinistrati le loro stesse armi.
Già mi immagino una bella serrata dei vari liberi professionisti e dei vari panettieri, tabaccai, macellai, via andando sulla scala merceologica. Che bello sarebbe vedere i vari autisti del tram, impiegati pubblici, sindacalisti e via di seguito che vanno a lavorare.
Ci chiameranno delinquenti, eversivi, terroristi, ma chi se ne frega di costoro. L'eversione fiscale è necessaria contro la restaurazione delle tasse.
Una stamgata che il soporifero professore emiliano, ovviamente, non ha applicato al suo Governo visto che tra ministri, viceministri e sottosegretari erogherà, a carico della fiscalità generale, più di 14 milioni di euro in stipendi. In campagna elettorale il loro slogan era "la serietà al potere", oggi prontamente modificato in "l'avidità al potere".
Ma la stangata deve avvenire in nome di un interesse superiore e previa adeguata campagan di veleni contro l'unico spauracchio che oggi in Italia per i loro governati-coglioni vale sempre ed in qualunque luogo e tempo: Silvio Berlusconi ed il suo governo.
Agiteranno lo spauracchio del cavaliere e tutti i lor coglioni si accoderanno dicendoci che pagare le tasse è giusto, che bisogna pagare di più perchè bisogna aiutare chi è indietro e poi, malignamente, ci diranno che, siccome sotto il governo Berlusconi non le abbiamo pagate, è venuto il momento di saldare i conti.
A quesdto punto, però, non potremmo più rimanere in silenzio, a rischio di passare per coglioni anche noi. C'è bisogno di un moto di ribellione, anzi di eversione.
Una bella eversione fiscale contro la loro arroganza, insipienza, avidità e falsità. Qualcosa che costoro non hanno mai visto, nè sentito. Si tratta solo di rivolgere contro questi coglioni sinistrati le loro stesse armi.
Già mi immagino una bella serrata dei vari liberi professionisti e dei vari panettieri, tabaccai, macellai, via andando sulla scala merceologica. Che bello sarebbe vedere i vari autisti del tram, impiegati pubblici, sindacalisti e via di seguito che vanno a lavorare.
Ci chiameranno delinquenti, eversivi, terroristi, ma chi se ne frega di costoro. L'eversione fiscale è necessaria contro la restaurazione delle tasse.
martedì, maggio 23, 2006
se fossi un maligno...
se fossi un maligno mi chiederei come fa Floris a distinguere la faccia dal fondoschiena ???
La faccia, forse, è quella che indossa gli occhiali.
La faccia, forse, è quella che indossa gli occhiali.
Remembering Falcone
Avrei potuto non scrivere questo post e fare un rimando a StarSailor ed al suo ricordo di Giovanni Falcone. Dopo Enzo Tortora siamo qui a ricordare un'altro combattente del Diritto e della Giustizia.
Ma ha ragione Star quando dice che a parlare di mafia si passa per retorici. E la retorica è quello che non ci vuole per giornate come queste.
Quello che serve è cercare di capire cosa abbiano insegnato alcune persone, come Falcone. Hanno insegnato il dovere, l'etica, il senso dello Stato ed il valore della libertà. Ma Falcone è stato anche un esempio di quanto possa essere scomoda la verità.
La verità che non si fa strumentalizzare.
lunedì, maggio 22, 2006
Rilanciare una nuova Assemblea Costituente
Sembra che in pochi abbiano capito l'importanza del referendum confermativo della riforma costituzionale approvata dalla CdL nella scorsa legislatura. Un risultato positivo in tale tormata referendaria potrebbe essere un formidabile grimaldello per scardinare il patto di potere alla base del Governo Prodi.
Una sconfitta, ed è qui che i mal di pancia di Follini e Tabacci sono assolutamente fuori luogo, darebbero una maggiore iattanza alla sinistra-centro unionista che si sentirebbe legittimata a continuare nell'opera di smantellamento delle riforme dell'era berlusconiana.
Una battuta d'arresto al referendum confermativo, infatti, metterebbe l'Unione di fronte a quello che il 9 ed il 10 aprile non ha voluto capire: non sono la maggioranza nel paese.
La conferma della riforma costituzionale sarebbe anche una grandissima pernacchia sulla faccia, e non aggiungo altro, di personaggi pessimi come Scalfaro e Rita Levi Montalcini ed alla loro iattanza ed arroganza.
Una vittoria dei Si al referendum costituzionale permetterebbe alla CdL di poter mettere sul tavolo della politica una grandissima proposta: una nuova assemblea costituente.
Una Assemblea costituente, eletta con metodo puramente proporzionale, che abbia un grandissimo compito: riscrivere interamente il patto costituzionale.
Per questo è necessario far vincere i SI, perchè, in caso contrario, questa nostra costituzione, molto cattocomunista e poco liberale, verrà blindata con l'inasprimento dell'articolo 138.
Un Si contro la conservazione costituzionale, un Si per l'innovazione costituzionale.
Una sconfitta, ed è qui che i mal di pancia di Follini e Tabacci sono assolutamente fuori luogo, darebbero una maggiore iattanza alla sinistra-centro unionista che si sentirebbe legittimata a continuare nell'opera di smantellamento delle riforme dell'era berlusconiana.
Una battuta d'arresto al referendum confermativo, infatti, metterebbe l'Unione di fronte a quello che il 9 ed il 10 aprile non ha voluto capire: non sono la maggioranza nel paese.
La conferma della riforma costituzionale sarebbe anche una grandissima pernacchia sulla faccia, e non aggiungo altro, di personaggi pessimi come Scalfaro e Rita Levi Montalcini ed alla loro iattanza ed arroganza.
Una vittoria dei Si al referendum costituzionale permetterebbe alla CdL di poter mettere sul tavolo della politica una grandissima proposta: una nuova assemblea costituente.
Una Assemblea costituente, eletta con metodo puramente proporzionale, che abbia un grandissimo compito: riscrivere interamente il patto costituzionale.
Per questo è necessario far vincere i SI, perchè, in caso contrario, questa nostra costituzione, molto cattocomunista e poco liberale, verrà blindata con l'inasprimento dell'articolo 138.
Un Si contro la conservazione costituzionale, un Si per l'innovazione costituzionale.
domenica, maggio 21, 2006
No alla polpetta avvelenata
«Vogliamo governare e dialogare con l'opposizione. L'intervista rilasciata dal presidente del Senato Franco Marini è opportuna e giusta, speriamo che questo messaggio venga raccolto».
Se queste parole fossero state pronunciate da un margheritino qualunque ci avremmo riso sopra, ma se lo fa Massimo D'Alema la cosa ci preoccupa.
Capiamo sicuramente che proprio la mancanza di "dialogo" è stato il punto debole della strategia di baffino verso il Qurinale. Ma adesso, dopo che l'Unione si è beata di saper fare da sola per eleggere i presidenti di Camera, Senato e della Repubblica, (ricordiamo ancora il faccione di Prodi che bofonchiava: "2 a zssero, 2 a zssero"), l'Unione deve saper superare qualunque ostacolo.
l'offerta di dialogo di D'Alema ci pare tanto una polpetta avvelenata e pertanto suggeriamo alla CdL di dire un no, magari accompagnato da un educato grazie.
Secondo Prodi l'Italia non è un paese spaccato a metà.
E quando non c'è nessuna spaccatura allora non può esserci dialogo, perchè per dialogare bisogna essere in due, se invece c'è una massa indistinta allora c'è l'omogenizzazione.
Vista tale offerta dobbiamo concludere che D'Alema non la pensa come Prodi, e la cosa non ci sorpende. Ma se il Baffino sta ordendo una trama per defenestrare il Romano, allora deve farlo in maniera trasparente, come trasparente deve essere l'opposizione della CdL.
C'è un'altra spiegazione possibile per questa polpetta avvelenata, che sia un messaggio in codice per coloro che hanno manifestato più di un mal di pancia verso Berlusconi. Una sorta di promessa di cadreghe e prebende, soprattutto verso alcuni senatori borderline.
La polpetta, se la nostra "fantasiosa" ricostruzione fosse veritiera, deve essere respinta con sdegno.
Lo stesso sdegno con cui aluteremo eventuali saltatori della quaglia...
Se queste parole fossero state pronunciate da un margheritino qualunque ci avremmo riso sopra, ma se lo fa Massimo D'Alema la cosa ci preoccupa.
Capiamo sicuramente che proprio la mancanza di "dialogo" è stato il punto debole della strategia di baffino verso il Qurinale. Ma adesso, dopo che l'Unione si è beata di saper fare da sola per eleggere i presidenti di Camera, Senato e della Repubblica, (ricordiamo ancora il faccione di Prodi che bofonchiava: "2 a zssero, 2 a zssero"), l'Unione deve saper superare qualunque ostacolo.
l'offerta di dialogo di D'Alema ci pare tanto una polpetta avvelenata e pertanto suggeriamo alla CdL di dire un no, magari accompagnato da un educato grazie.
Secondo Prodi l'Italia non è un paese spaccato a metà.
E quando non c'è nessuna spaccatura allora non può esserci dialogo, perchè per dialogare bisogna essere in due, se invece c'è una massa indistinta allora c'è l'omogenizzazione.
Vista tale offerta dobbiamo concludere che D'Alema non la pensa come Prodi, e la cosa non ci sorpende. Ma se il Baffino sta ordendo una trama per defenestrare il Romano, allora deve farlo in maniera trasparente, come trasparente deve essere l'opposizione della CdL.
C'è un'altra spiegazione possibile per questa polpetta avvelenata, che sia un messaggio in codice per coloro che hanno manifestato più di un mal di pancia verso Berlusconi. Una sorta di promessa di cadreghe e prebende, soprattutto verso alcuni senatori borderline.
La polpetta, se la nostra "fantasiosa" ricostruzione fosse veritiera, deve essere respinta con sdegno.
Lo stesso sdegno con cui aluteremo eventuali saltatori della quaglia...
venerdì, maggio 19, 2006
Chapeau !!!
Quando si leggono post così c'è poco da dire e molto da imparare.
Pierluigi Mennitti, direttore di ideazione e titolare del blog Wlaking Class, si dimostra sempre più grande.
Pierluigi Mennitti, direttore di ideazione e titolare del blog Wlaking Class, si dimostra sempre più grande.
giovedì, maggio 18, 2006
Pesieri, parole, opere ed omissioni
Abbiamo purtroppo dovuto piangere numerosi caduti. Noi tutti siamo vicini alle loro famiglie, noi tutti siamo riconoscenti per i sacrifici che i loro cari hanno fatto.
(Romano Prodi, Presidente del Consiglio - 18 maggio 2006 di fronte al Senato della Repubblica)
p.s.: nella foto sono ritratti Alfonso Pecoraro Scanio, ministro dell'ambiente del governo Prodi bis, e Vasco Errani, presidente DS della regione Emilia Romagna, ai funerali dei caduti italiani a Nassirya.
Il buongoverno si vede dal decretino...
Consideriamo il governo Prodi il nostro avversario politico e proprio per questo non gli concederemo nessuna attenuante. Certamente riconosciamo che hanno vinto le elezioni ed il dovere di governare, ma da questo a dire che ce ne staremo buoni buoni ce ne passa.
Siamo all'opposizione di questo governo irriducibilmente.
Per questo vogliamo lasciare qui alcune nostre considerazioni sulle prime mosse del Prodi bis, perchè di Prodi bis si tratta.
A parole sono difensori della legalità costituzionale, nei fatti della Costituzione ne hanno già fatto scempio. Hanno fatto giurare Ministri che non erano previsti nella legge che regolava la struttura del Governo, il governo Berlusconi non lo aveva fatto quando nominò Gasparri ministro delle Comunicazioni. Giurarono i ministri previsti dalla riforma Bassanini, si approvò un decreto legge per modificare la struttura del Governo e poi furono nominati e giurarono, il giorno dopo, di fronte al Capo dello Stato.
Berlusconi era un barbaro loro invece no. Adesso che qualcuno lo ha fatto notare hanno derubricato tutto a un mero tecnicismo. Purtroppo no, la prassi costituzionale è una fonte del diritto costituzionale stesso.
Ma la cosa non finisce qui visto che il Consiglio dei Ministri, quindi anche i ministri "in attesa di dicastero", hanno votato questo decreto legge per modificare al struttura di governo. Lo hanno votato anche i futuri ministri. Questo si chiama conflitto di interessi, ma in questa situazione si trova solo Berlusconi.
Vogliamo parlare della tecnica legislativa di questo decreto legge:
un unico articolo;
25 commi;
51 paragrafi;
1369 parole;
8039 caratteri.
Alla faccia delle belle intenzioni in materia di buona normazione. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i ministri Niccolais e Lanzillotta riguardo questa "buona norma".
Ricordate la polemica sui maxi emendamenti del Governo Berlusconi ???
Siccome a pensare male si fa peccato, ma non si sbaglia quasi mai ricordiamo che la questione di fiudcia può essere posta dal Governo su un emendamento o su un articolo di legge, non su un testo composto da più articoli.
Vista la pessima tecnica legislativa adottata, credo proprio che in sede di conversione ci potrebbe scappare una fiducietta.
Ma siamo davvero malfidati e poco inclini alla concordia.
Siamo all'opposizione di questo governo irriducibilmente.
Per questo vogliamo lasciare qui alcune nostre considerazioni sulle prime mosse del Prodi bis, perchè di Prodi bis si tratta.
A parole sono difensori della legalità costituzionale, nei fatti della Costituzione ne hanno già fatto scempio. Hanno fatto giurare Ministri che non erano previsti nella legge che regolava la struttura del Governo, il governo Berlusconi non lo aveva fatto quando nominò Gasparri ministro delle Comunicazioni. Giurarono i ministri previsti dalla riforma Bassanini, si approvò un decreto legge per modificare la struttura del Governo e poi furono nominati e giurarono, il giorno dopo, di fronte al Capo dello Stato.
Berlusconi era un barbaro loro invece no. Adesso che qualcuno lo ha fatto notare hanno derubricato tutto a un mero tecnicismo. Purtroppo no, la prassi costituzionale è una fonte del diritto costituzionale stesso.
Ma la cosa non finisce qui visto che il Consiglio dei Ministri, quindi anche i ministri "in attesa di dicastero", hanno votato questo decreto legge per modificare al struttura di governo. Lo hanno votato anche i futuri ministri. Questo si chiama conflitto di interessi, ma in questa situazione si trova solo Berlusconi.
Vogliamo parlare della tecnica legislativa di questo decreto legge:
un unico articolo;
25 commi;
51 paragrafi;
1369 parole;
8039 caratteri.
Alla faccia delle belle intenzioni in materia di buona normazione. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i ministri Niccolais e Lanzillotta riguardo questa "buona norma".
Ricordate la polemica sui maxi emendamenti del Governo Berlusconi ???
Siccome a pensare male si fa peccato, ma non si sbaglia quasi mai ricordiamo che la questione di fiudcia può essere posta dal Governo su un emendamento o su un articolo di legge, non su un testo composto da più articoli.
Vista la pessima tecnica legislativa adottata, credo proprio che in sede di conversione ci potrebbe scappare una fiducietta.
Ma siamo davvero malfidati e poco inclini alla concordia.
Ricordare Enzo Tortora
Il 18 maggio 1988 avevo compiuto da circa un mese il mio diciottesimo anno di età ed una notizia mi colpì moltissimo: la morte di Enzo Tortora. Ero giovane allora, ma ricordo benissimo la vicenda giudiziaria di Enzo Tortora.
Nel vedere quelle infami fotografie dell'arresto di Tortora provai davvero una stretta al cuore. Capivo davvero poco, ma istintivamente non volevo credere a tutto quello che si diceva del notissimo giornalista.
Poi arrivò la lotta di Pannella e dei radicali per una giustizia giusta che vedeva in Enzo Tortora il suo eroe. Purtroppo un eroe destinato ad un tragico destino.
Gioii nel rivedere Tortora in televisione ed ancora oggi mi ricordo una sua frase che disse in una trasmissione dopo la sua assoluzione: "Ero socialista perchè avevo studiato, ora sono liberale perchè ho capito.".
La vita poi prende strani percorsi e nel 1996 conobbi Francesca Scopelliti, candidata al collegio senatoriale di Ascoli Piceno per il Polo delle Libertà. Diventammo amici e quelle volte in cui parlava di Enzo rimanevo davvero affascinato.
Nella mia breve carriera politica, poi, ho fatto approvare una delibera in Comune per intitolare una via alla memoria di Enzo Tortora, una delibera che è rimasta lettera morta...per adesso.
Oggi a 18 anni da quel tragico giorno, sarebbe bello poter dire che in italia non ci sarà più un caso Tortora, che la stagione del giustizialismo è finita ed è arrivata la stagione di una giustizia giusta.
Purtroppo non è così, ma noi non disperiamo.
Enzo Tortora non lo ha mai fatto....
mercoledì, maggio 17, 2006
Dicevano ieri, fanno oggi....
Finalmente l'Italia ha il suo governo.
Ricordate cosa successe nel 2001 quando ci fu il secondo governo Berlusconi ???
I sinistri dissero che i ministri erano troppi e che il loro era un governo snello. Oggi hanno nominato 25 ministri.
I sinistri dissero che non era un bene mettere come ministri dei capi partito. Oggi nominano D'Alema, Rutelli, Mastella, Di Pietro, Pecoraro Scanio ed Emma Bonino.
I sinistri dissero che le donne del governo Berlusconi erano poche e che loro ne avrebbero nominate almeno un terzo. Oggi le donne al governo sono 6 su 25 (meno del 33% promesso).
I sinistri dissero che scorporare i ministeri da parte di Berlusconi era una manovra politica per accontentare gli appetiti degli alleati. Oggi scorporano in 2 le infrastrutture, in 2 l'istruzione ed in 3 il ministero del Welfare. Forse era questo il modo per combatttere il precariato.
Ora aspettiamo i sottosegretari e la leggina ad personas che gli raddoppierà l'indennità.
Finalmente l'Italia dei coglioni ha il suo governo.
Ricordate cosa successe nel 2001 quando ci fu il secondo governo Berlusconi ???
I sinistri dissero che i ministri erano troppi e che il loro era un governo snello. Oggi hanno nominato 25 ministri.
I sinistri dissero che non era un bene mettere come ministri dei capi partito. Oggi nominano D'Alema, Rutelli, Mastella, Di Pietro, Pecoraro Scanio ed Emma Bonino.
I sinistri dissero che le donne del governo Berlusconi erano poche e che loro ne avrebbero nominate almeno un terzo. Oggi le donne al governo sono 6 su 25 (meno del 33% promesso).
I sinistri dissero che scorporare i ministeri da parte di Berlusconi era una manovra politica per accontentare gli appetiti degli alleati. Oggi scorporano in 2 le infrastrutture, in 2 l'istruzione ed in 3 il ministero del Welfare. Forse era questo il modo per combatttere il precariato.
Ora aspettiamo i sottosegretari e la leggina ad personas che gli raddoppierà l'indennità.
Finalmente l'Italia dei coglioni ha il suo governo.
martedì, maggio 16, 2006
La destra e la cultura: analisi di una vexata quaestio (3° parte)
Prima parte
Seconda parte
In questo clima è normale che, da parte dei Brambilla e degli esposito, riaffiorino alcune reminiscenze qualunquistiche. "La politica è tutto un magna magna" oppure "la politica è sporca", questo era, declinato in vario modo, il loro credo "politico".
Eppure Brambilla ed Esposito non ripudiavano del tutto la politica, quello che a malapena tolleravano era il partitismo.
Probabilmente votavano DC o PSI, presi ad architrave di un sistema che, bene o male, gli aveva permesso di crescere. Un voto che serviva, bene o male, a tenersi buona la coscienza.
Il voto rispecchiava il loro "ethos", il loro disagio verso un atteggiamento qualunquistico di protesta, il più delle volte avvertito come trito, ritrito e sterile.
La bussola elettorale era: scegliere il meno peggio.
Si arriva così alla svolta di Mani Pulite. Una svolta che, a dispetto dei cantori di sinistra, andrebbe analizzato in maniera differente da ciò che la vulgata sinistrorsa vorrebbe farci credere.
Che il sistema non fosse perfetto, (e quale sistema lo è !!!), lo sapevano tutti.
Pochi, però, avevano coscienza della profondità in senso verticale ed orizzontale della illegalità. il reato principe diviene la concussione, cioè il ricatto della Pubblica Amministrazione verso il privato, molto semplicisticamente.
Si ritorna così a quella immagine di "lotta di classe" carsica di cui si parlava poco prima.
La proptesta si istituzionalizza, ma non per riconoscenza verso il pool di Milano. E' un processo di riconoscenza per via negativa. Siccole il pool colpisce i nemici della "classe", allora viva il pool.
Un po' come dire che il nemico del mio nemico è mio amico.
Il pool di Milano, non composto da Brambilla o da Esposito, prende un abbaglio e scambia questa "riconoscenza" per consenso personale.
Non si spiega altrimenti, almeno secondo me, come mai il successo di Forza Italia ed il flop elettorale di Antonio Di Pietro.
(continua)
Seconda parte
In questo clima è normale che, da parte dei Brambilla e degli esposito, riaffiorino alcune reminiscenze qualunquistiche. "La politica è tutto un magna magna" oppure "la politica è sporca", questo era, declinato in vario modo, il loro credo "politico".
Eppure Brambilla ed Esposito non ripudiavano del tutto la politica, quello che a malapena tolleravano era il partitismo.
Probabilmente votavano DC o PSI, presi ad architrave di un sistema che, bene o male, gli aveva permesso di crescere. Un voto che serviva, bene o male, a tenersi buona la coscienza.
Il voto rispecchiava il loro "ethos", il loro disagio verso un atteggiamento qualunquistico di protesta, il più delle volte avvertito come trito, ritrito e sterile.
La bussola elettorale era: scegliere il meno peggio.
Si arriva così alla svolta di Mani Pulite. Una svolta che, a dispetto dei cantori di sinistra, andrebbe analizzato in maniera differente da ciò che la vulgata sinistrorsa vorrebbe farci credere.
Che il sistema non fosse perfetto, (e quale sistema lo è !!!), lo sapevano tutti.
Pochi, però, avevano coscienza della profondità in senso verticale ed orizzontale della illegalità. il reato principe diviene la concussione, cioè il ricatto della Pubblica Amministrazione verso il privato, molto semplicisticamente.
Si ritorna così a quella immagine di "lotta di classe" carsica di cui si parlava poco prima.
La proptesta si istituzionalizza, ma non per riconoscenza verso il pool di Milano. E' un processo di riconoscenza per via negativa. Siccole il pool colpisce i nemici della "classe", allora viva il pool.
Un po' come dire che il nemico del mio nemico è mio amico.
Il pool di Milano, non composto da Brambilla o da Esposito, prende un abbaglio e scambia questa "riconoscenza" per consenso personale.
Non si spiega altrimenti, almeno secondo me, come mai il successo di Forza Italia ed il flop elettorale di Antonio Di Pietro.
(continua)
lunedì, maggio 15, 2006
Senso dello stato e senso delle istituzioni, noi almeno lo abbiamo
Oggi Giorgio Napolitano, giurando di fronte al Parlamento in seduta comune, entrerà nel pieno dei suoi poteri presidenziali.
Noi che abbiamo senso dello Stato e delle istituzioni auguriamo al neo Presidente della Repubblica un buon lavoro.
Ne avrà davvero bisogno, visto quello che sta accadendo all'interno della sua coalizione.
Non amiamo particolarmente la figura di Giorgio Napolitano come politico e ritenendo che il Parlamento in seduta comune ed integrata abbia fatto una pessima scelta.
Ma non ci saremmo aspettato altro da un Parlamento eletto da pessime leggi elettorali.
Noi che abbiamo senso dello Stato e delle istituzioni auguriamo al neo Presidente della Repubblica un buon lavoro.
Ne avrà davvero bisogno, visto quello che sta accadendo all'interno della sua coalizione.
Non amiamo particolarmente la figura di Giorgio Napolitano come politico e ritenendo che il Parlamento in seduta comune ed integrata abbia fatto una pessima scelta.
Ma non ci saremmo aspettato altro da un Parlamento eletto da pessime leggi elettorali.
venerdì, maggio 12, 2006
Nomen Omen
Moro Padrino (6,5)
Attribuiste Tonfo (6, 10)
Canna Riformi (6,6)
Enfasi Porosi (5,7)
dietro tali anagrammi si nascondono dei noti politicanti italiani
Attribuiste Tonfo (6, 10)
Canna Riformi (6,6)
Enfasi Porosi (5,7)
dietro tali anagrammi si nascondono dei noti politicanti italiani
giovedì, maggio 11, 2006
Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale ???
Non abbiamo mai nascosto la nostra ammirazione per Giuliano Ferrara e neanche la nostra preferenza per una rivista come Ideazione. Ebbene oggi proprio il Foglio dedica un editoriale al "gruppo di Ideazione", (cito testualmente), come uno dei motori autonomi dell'Opposizione.
(Bellissimo il richiamo siloniano al "Che fare" dei cafoni di Fontamara da parte di Ferrara).
Che qualcosa stia cambiando nell'opposizione italiana ???
...Lo scopriremo solo vivendo...(opponendoci).
(Bellissimo il richiamo siloniano al "Che fare" dei cafoni di Fontamara da parte di Ferrara).
Che qualcosa stia cambiando nell'opposizione italiana ???
...Lo scopriremo solo vivendo...(opponendoci).
The new Ideazione
E' in edicola l'ultimo numero di Ideazione. Già disponibili online, oltre all'editoriale di Pierluigi Mennitti e ad un articolo del sottoscritto sull'analisi post-elettorale, un'intervista di Christian Rocca al presidente e fondatore del Cato Institute, Edward H. Crane, uno splendido saggio di Franco Oliva sull'India e l'introduzione di Flavio Felice alla sezione dedicata a Luigi Sturzo. Chi non si abbona è un comunista, un ex-comunista o un post-comunista (e quindi può puntare al Quirinale).
Questo blog lo ha già fatto, con una enorme soddisfazione
La destra e la cultura: analisi di una vexata quaestio (2° parte)
Continuiamo la pubblicazione di un piccolo saggio che sta lentamente prendendo forma riguardo la questione culturale del centrodestra. Per leggere la prima parte cliccate qui.
Nel 1994, sotto l'urgenza della scadenza elettorale, Berlusconi nel "plasmare" la CdL si rivolse all'unica struttura che meglio e più velocemente poteva rispondere alle sue sollecitazioni: il popolo delle partite IV.
Non a mirabolanti pittori, non ad immaginifici cineasti, nemmeno a roboanti scrittori od ad osannati cantanti.
Non erano loro il target.
Non lo erano perchè la conquista di costoro sarebbe staat lunga e dispendiosa. cosa impossibile da fare in quei primi mesi del 1994.
il Target erano i Brambilla e gli Esposito. Quei piccoli imprenditori, magari da generazioni, che ogni giorno sanno rinnovarsi, che conoscono e sanno assecondare i gusti della propria clientela e che godono della fiducia e della stima dei propri clienti.
Questo esercito "silenzioso" che ogni mattina "alza la serranda" e la sera si riposa sul divano piuttosto che frequentare cineforum ove propiettano "la corazzata Potemkin".
Eppure Berlusconi non ha fatto altro che riprendere e riadattare, in chiave moderna di marketing, la lezione di giannini e del suo Uomo Qualunque.
Il Qualunquismo del primo Berlusconi aveva una novità ideologica fondamentale e dirompente: il liberalismo. E' stato il liberalismo, rivisto in chiave Berlusconiana, il punto di svolta del (neo)qualunquismo.
Per usare una metafora, il liberalismo berlusconiano ha permesso al neo-qualunquismo del Brambilla o dell'Esposito di divanire proposta e non solo protesta.
Questa è stata, forse, la caratteristica peculiare del messaggio politico di Silvio Berlusconi. Un messaggio politico che meglio si adattava alla "voglia di fare" di Brambilla e di Esposito.
E non ci siamo sbagliati a scrivere voglia di fare, perchè è pur vero che Brambilla o Esposito si lamentano sempre dello Stato, inteso sia come coacervo di uffici pubblici, sia come efficiente spremitore tributario ed inefficiente allocatore delle risorse drenate. Ma per Brambilla ed Esposito è più importante inventare, nel suo significato latino, qualcosa che gli permetta di rimanere sul mercato.
Brambilla ed Esposito sono contro lo Stato Leviatano, ma il loro essere contro non paralizza anzi moltiplica la loro voglia di intraprendere.
Forse questa è stata la vera lotta di classe, sotterranea, della cd. Prima Repubblica italiana: la flessibilità e l'innovazione privata contro la sclerosi autoritativa della pubblica amministrazione. Ciò che un altro Giannini, valente giurista ed autore di un fortunato manuale di diritto amministrativo, sintetizzò nella coppia libertà ed autorità.
(continua)
Nel 1994, sotto l'urgenza della scadenza elettorale, Berlusconi nel "plasmare" la CdL si rivolse all'unica struttura che meglio e più velocemente poteva rispondere alle sue sollecitazioni: il popolo delle partite IV.
Non a mirabolanti pittori, non ad immaginifici cineasti, nemmeno a roboanti scrittori od ad osannati cantanti.
Non erano loro il target.
Non lo erano perchè la conquista di costoro sarebbe staat lunga e dispendiosa. cosa impossibile da fare in quei primi mesi del 1994.
il Target erano i Brambilla e gli Esposito. Quei piccoli imprenditori, magari da generazioni, che ogni giorno sanno rinnovarsi, che conoscono e sanno assecondare i gusti della propria clientela e che godono della fiducia e della stima dei propri clienti.
Questo esercito "silenzioso" che ogni mattina "alza la serranda" e la sera si riposa sul divano piuttosto che frequentare cineforum ove propiettano "la corazzata Potemkin".
Eppure Berlusconi non ha fatto altro che riprendere e riadattare, in chiave moderna di marketing, la lezione di giannini e del suo Uomo Qualunque.
Il Qualunquismo del primo Berlusconi aveva una novità ideologica fondamentale e dirompente: il liberalismo. E' stato il liberalismo, rivisto in chiave Berlusconiana, il punto di svolta del (neo)qualunquismo.
Per usare una metafora, il liberalismo berlusconiano ha permesso al neo-qualunquismo del Brambilla o dell'Esposito di divanire proposta e non solo protesta.
Questa è stata, forse, la caratteristica peculiare del messaggio politico di Silvio Berlusconi. Un messaggio politico che meglio si adattava alla "voglia di fare" di Brambilla e di Esposito.
E non ci siamo sbagliati a scrivere voglia di fare, perchè è pur vero che Brambilla o Esposito si lamentano sempre dello Stato, inteso sia come coacervo di uffici pubblici, sia come efficiente spremitore tributario ed inefficiente allocatore delle risorse drenate. Ma per Brambilla ed Esposito è più importante inventare, nel suo significato latino, qualcosa che gli permetta di rimanere sul mercato.
Brambilla ed Esposito sono contro lo Stato Leviatano, ma il loro essere contro non paralizza anzi moltiplica la loro voglia di intraprendere.
Forse questa è stata la vera lotta di classe, sotterranea, della cd. Prima Repubblica italiana: la flessibilità e l'innovazione privata contro la sclerosi autoritativa della pubblica amministrazione. Ciò che un altro Giannini, valente giurista ed autore di un fortunato manuale di diritto amministrativo, sintetizzò nella coppia libertà ed autorità.
(continua)
mercoledì, maggio 10, 2006
Facciamo qualche conto riguardo ai senatori a vita.
La battuta che va di moda in queste ore è: perchè nominare un senatore a vita, come Napolitano, visto che al Senato l'Unione ha una risicata maggioranza. Così posta la domanda è suadente, peccato che la risposta non sia a favore del centrodestra.
Napolitano eletto presidente della Repubblica significa -1 al Senato, tale svantaggio però verrà subito colmanto dal vecchio presidente della Repubblica carlo Azeglio Ciampi, uomo non di centrodestra, ed in più lascerebbe libera una casella per la nomina di un nuovo senatore a vita, difficile credere che sia un uomo riferibile al centrodestra.
Risultato: -1+1+1= +1.
Napolitano Presidente significa un senatore in più per l'Unione.
Napolitano eletto presidente della Repubblica significa -1 al Senato, tale svantaggio però verrà subito colmanto dal vecchio presidente della Repubblica carlo Azeglio Ciampi, uomo non di centrodestra, ed in più lascerebbe libera una casella per la nomina di un nuovo senatore a vita, difficile credere che sia un uomo riferibile al centrodestra.
Risultato: -1+1+1= +1.
Napolitano Presidente significa un senatore in più per l'Unione.
Voti sterilizzati
Fausto Bertinotti, presidente della Camera. Franco Marini, presidente del Senato. Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica.
Se l'Unione avesse vinto nettamente la campagna elettorale non avremmo avuto niente da dire. Non si può essere anglosassoni quando si vince e corporativi quando si è sconfitti, ma quando si arriva a meno di 25 mila voti dal pareggio allora qualcosa da dire ce lo abbiamo.
Il Centrodestra si fa infinocchiare e lascerà che il faccione unto di Prodi proclami "urbi et orbi": "3 a zero, 3 a zero.".
Nonostante siamo maggioranza del paese, la nostra classe dirigente non riesce ad imporsi. Intendiamoci, Napolitano non lo volevamo, perchè continuiamo a credere che sia la peggiore scelta possibile, confortati dal fatto che era la scelta di Marco Pannella (Scalfaro docet).
Ma, forse, senza seguiree l'apostata Follini qualcosa di più si poteva fare.
Non lo si è fatto.
Incapacità ? Impotenza ?? Insipienza ???
Quale che sia il vero motivo non mi interessa, credo però che sia venuto il momento per aprire nella CdL una questione generazionale incardinata su una questione di dirigenza.
Facciamo ovviamente gli auguri al nuovo Presidente della Repubblica Italiana, pur mantenendo i nostri dubbi.
Se l'Unione avesse vinto nettamente la campagna elettorale non avremmo avuto niente da dire. Non si può essere anglosassoni quando si vince e corporativi quando si è sconfitti, ma quando si arriva a meno di 25 mila voti dal pareggio allora qualcosa da dire ce lo abbiamo.
Il Centrodestra si fa infinocchiare e lascerà che il faccione unto di Prodi proclami "urbi et orbi": "3 a zero, 3 a zero.".
Nonostante siamo maggioranza del paese, la nostra classe dirigente non riesce ad imporsi. Intendiamoci, Napolitano non lo volevamo, perchè continuiamo a credere che sia la peggiore scelta possibile, confortati dal fatto che era la scelta di Marco Pannella (Scalfaro docet).
Ma, forse, senza seguiree l'apostata Follini qualcosa di più si poteva fare.
Non lo si è fatto.
Incapacità ? Impotenza ?? Insipienza ???
Quale che sia il vero motivo non mi interessa, credo però che sia venuto il momento per aprire nella CdL una questione generazionale incardinata su una questione di dirigenza.
Facciamo ovviamente gli auguri al nuovo Presidente della Repubblica Italiana, pur mantenendo i nostri dubbi.
martedì, maggio 09, 2006
Insisto: Comunista per Comunista è meglio D'Alema.
I DS non lasceranno la presa, a costo di spaccare ulteriormente il paese. Allora se un (ex) Comunista deve essere, è meglio che sia il loro presidente: Massimo D'Alema.
Certo Baffino è antipatico, odiodo, saccente e borioso. Eppure preferisco lui che fece a suo tempo le scarpe a Prodi di Napolitano che di Prodi ne era il ministro dell'interno.
Di un ex ministro dell'interno, divenuto Presidente della Camera e poi Presidente della Repubblica a me è già bastato un personaggio pessimo come Scalfaro. Basti ricordare in quale modo indegno abbia condotto i lavori del Senato per la elezione di Marini (Francesco).
Adesso la mancata elezione di Napolitano è colpa del centrodestra che è diviso, quando l'Unione vota scheda bianca, non avendo il coraggio di venire fuori allo scoperto con una richiesta chiara.
Allora io inisto: comunista per comunista è meglio D'Alema.
Certo Baffino è antipatico, odiodo, saccente e borioso. Eppure preferisco lui che fece a suo tempo le scarpe a Prodi di Napolitano che di Prodi ne era il ministro dell'interno.
Di un ex ministro dell'interno, divenuto Presidente della Camera e poi Presidente della Repubblica a me è già bastato un personaggio pessimo come Scalfaro. Basti ricordare in quale modo indegno abbia condotto i lavori del Senato per la elezione di Marini (Francesco).
Adesso la mancata elezione di Napolitano è colpa del centrodestra che è diviso, quando l'Unione vota scheda bianca, non avendo il coraggio di venire fuori allo scoperto con una richiesta chiara.
Allora io inisto: comunista per comunista è meglio D'Alema.
lunedì, maggio 08, 2006
La destra e la cultura. - l'incipit di un "saggio" su questa vexata quaestio che lentamente sta prendendo forma
Alla base di tutto c'è l'ignoranza.
Non è un paradosso, è la verità. Certo come sempre accade, la verità è semplice e siccome siamo noi ad essere complicati, (non complessi), la verità ci spiazza, ci fa cortocircuitare il cervello. Comunque non divaghiamo.
Se l'uomo vuole studiare qualcosa, è perchè si scopre "ignorante". Nulla di nuovo sotto il sole. Socrate con il suo famoso motto, "io so di non sapere", ne è l'emblema.
Il pungolo dell'ignoranza è alla base dello "studio" e spesso dire che si è studiosi di una materia, equivale a dire che sia ha una passione per la conoscenza approfondita di quella determinata materia.
Tutto parte da pulsioni, ma che vengono mediate da un processo di autocoscienza indispensabile.
da qualche tempo tiene banco, su alcuni giornali di area centrodestra, un dibattito molto vivace su quello che è un nervo scoperto del centrodestra italiano, così come si è formato in questi anni: la questione culturale.
(fine 1° parte - continua)
Non è un paradosso, è la verità. Certo come sempre accade, la verità è semplice e siccome siamo noi ad essere complicati, (non complessi), la verità ci spiazza, ci fa cortocircuitare il cervello. Comunque non divaghiamo.
Se l'uomo vuole studiare qualcosa, è perchè si scopre "ignorante". Nulla di nuovo sotto il sole. Socrate con il suo famoso motto, "io so di non sapere", ne è l'emblema.
Il pungolo dell'ignoranza è alla base dello "studio" e spesso dire che si è studiosi di una materia, equivale a dire che sia ha una passione per la conoscenza approfondita di quella determinata materia.
Tutto parte da pulsioni, ma che vengono mediate da un processo di autocoscienza indispensabile.
da qualche tempo tiene banco, su alcuni giornali di area centrodestra, un dibattito molto vivace su quello che è un nervo scoperto del centrodestra italiano, così come si è formato in questi anni: la questione culturale.
(fine 1° parte - continua)
Ancora sangue italiano
Manuel Fiorito e Luca Polsinelli ieri sera sono tornati in Italia. Lo hanno fatto in una bara, uccisi mentre cercavano di aiutare un paese martoriato come l'Afghanistan.
Enrico Frassanito, l'unico superstite del vile attentato a Nassirya, non ce l'ha fatta ed è tornato alla casa del Padre.
Speriamo che l'idiota che ride non vada a nessuno dei due funerali.
Enrico Frassanito, l'unico superstite del vile attentato a Nassirya, non ce l'ha fatta ed è tornato alla casa del Padre.
Speriamo che l'idiota che ride non vada a nessuno dei due funerali.
Il "pizzino" per Napolitano. (suggerimento per i grandi elettori di centrodestra)
Napoli T'amo.
D'Alema non lo vogliono, ma per questo non si può passare dalla padella alla brace.
Mai votare Napolitano.
MAI, MAI, MAI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
D'Alema non lo vogliono, ma per questo non si può passare dalla padella alla brace.
Mai votare Napolitano.
MAI, MAI, MAI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
sabato, maggio 06, 2006
Il metodo (strano) di lavoro di Zigurrat
Forse non tutti sanno che ho uno stranissimo modo di operare prima di scrivere alcuni di questi post. La lettura del gionale la mattina è d'obbligo, ultimamente compro quasi sempre Libero perchè la prosa di Feltri, di Farina, di Veneziani o di carioti è davvero molto molto interessante. Di solito mentre leggo mi vengono degli spunti che annoto in maniera asistematica ed asistemica su alcuni block notes o miniquaderni che porto sempre con me, insieme a circa una decina tra pennne e matite, 4 o 5 libri da leggere, uno o due riviste di sudoku, 2 matite a mina, 1 evidenziatore ed una gomma. Così almeno sapete cosa ho attualmente nella borsa da postino che da almeno 8 anni mi accompagna.
Finita la lettura, prendo questi appunti e li riordino secondo una concatenazione di pensiero in modo da crearmi su un altro foglietto una cd. mappa mentale. Fatta questa mappa mentale, se l'argomento deve essere ben strutturato comincio a scriverne il canovaccio che poi riporterò su questo blog, altrimenti utilizzo tale mappa per scriverlo direttamente.
In questo periodo, mi aveva particolarmente intrigato la questione della cultura di destra, rilanciata recentemente da Il Domenicale. Ebbene, ho iniziato a scrivere e a scrivere.
Il risultato è che ho scritto ben 12 pagine di quaderno fitte fitte ed ancora non vedo la fine.
Doveva essere un post, sta divenendo un piccolo saggio.
Abbiate fede, anche se sono particolarmente pigro riuscirò a finirlo ed a pubblicarlo qui.
venerdì, maggio 05, 2006
Giorgia Meloni, finalmente una giovane certezza. (meno male c'è speranza anche per chi è sotto i 40 anni nella CdL)
Segnatevi questo nome: Giorgia Meloni. Veramente avrei dovuto scrivere onorevole ed aggiungere vicepresidente della Camera dei deputati. Qualcuno potrebbe chiedersi quale sia la particolarità: Giorgia Meloni ha 29 anni, è donna (molto bella) ed è di destra, (è stata eletta tra le fila di Alleanza nazionale ed è anche la presidente nazionale di Azione Giovani).
Alla notizia ho davvero esultato, sia perchè conservo un ricordo davvero molto bello di Giorgia, avendola vista in azione ad una edizione della Festa del Secolo ad Ascoli Piceno dove mi colpì per la sua intelligenza unita ad una profonda passione politica, sia perchè, avendo da poco compiuto i 36 anni, finalmente c'è una speranza per chi ha deciso di fare politica nel centrodestra. Meno male che all'interno de centrodestra non si scelgono solo ultraottantenni.
Da parte nostra speriamo che adesso l'onorevole Giorgia Meloni apra un suo blog e si iscriva a Tocqueville.
segnaliamo questo bellissimo ed emozionante post sulla neo deputata da parte dell'Anarca
Votare D'Alema, il come ed il quando servirà a far vedere di che pasta è fatta la CdL.
Bisogna essere realisti e dalla realtà cercare di trarre il meglio. In Parlamento l'Unione è maggioranza e nei grandi elettori delle Regioni, grazie alla tragica tornata elettorale del 2005, il centrosinistra è maggioranza schiacciante, ergo la CdL non ha i voti necessari per imporre un proprio nome come Presidente della Repubblica.
Quindi è necessario fare buon viso a cattivo gioco e cercare di trarre il bene da un male. Il male è presto detto: un ex comunista al Quirinale. Il bene è quello di mandarci uno con cui almeno si può ragionare di politica e che è un po' inviso ai sinistri.
Il nome è bello e fatto: Massimo D'Alema, è il classico segreto di Pulcinella. L'Unione lo eleggerà al Colle più alto, magari alla quarta votazione, cioè la prima utile senza maggioranza qualificata.
La Cdl deve essere furba e afre in modo che D'Alema non venga eletto in questo modo. Una elezione a maggioranza di D'Alema servirà a far ridere il Mortadella e ad incancrenire i già fragili rapporti tra maggioranza ed opposizione, per di più rinsalderebbe le truppe del centrosinistra e sterilizzerebbe i voti parlamentari del centrodestra.
Una fragile maggioranza parlamentare come è quella dell'Unione che riesce ad eleggere un presidente della Camera comunista e sindacalista, un presidente del Senato democristiano e sindacalista ed un post comunista a Presidente della repubblica, potrebbe accreditarsi presso l'elettorato italiano borderline come una forza di maggioranza reale e presso gli stati esteri come una controparte responsabile e meritevole di aperture di credito.
Il centrodestra italiano, se è un forza ragionevole e ragionante, non deve assolutamente permetterlo. Neanche, però, può prestarsi a dare i propri voti alla prima votazione, confondendo ed indebolendo il proprio ruolo e la propria forza elettorale. L'eventuale appoggio, sin dall'inizio, della CdL al nome di D'Alema rischia di fare da foglia di fico ai dissidenti del centrosinistra. Si sa, infatti, che nella notte tutte le vacche sono nere.
Nemmeno è possibile oggi invocare il "metodo Ciampi", l'elezione di Ciampi fu il risultato di una serie di concause come la spinta popolare a favore di Emma Bonino, la non seducente candidatura del partito popolare di rosa Russo Iervolino, specchietto per le allodole che serviva a mascherare il vero candidato che era Franc(esc)o Marini. Ciampi fu un'eccezione eccezionale e difficilmente ripetibile.
Cosa dovrebbe fare allora la CdL alla prossima elezione del nuovo Presidente della Repubblica ???
La CdL deve avere un unico obiettivo: essere determinante nella elezione di D'Alema, dopo aver fatto toccare con mano allo stesso che lui non è così amato all'interno del suo stesso schieramento.
Come fare allora ??? Basta utilizzare il metodo dei pizzini, a posto di Massimo D'Alema basta che tutti i grandi elettori della CdL votino per un fantomatico Massimo D'Alima oppure Massimo Da Lima, scelgano loro.
Per quante volte utilizzare questo metodo, io direi per le prime due votazioni.
Alla terza votazione, cioè all'ultima utile per una maggioranza qualificata il Massimo D'Alima o Da Lima, diviene magicamente Massimo D'Alema.
Il Risultato ??? L'Unione è fregata e il rosso (comunista) è più sbiadito del solito, Nanni Moretti urlerà ancora più forte di "dire qualcosa di sinistra", La CdL avrà aperto una linea di credito con il nuovo inquilino del Quirinale ed avrà dimostrato di contare e di sapere farlo.
Quindi è necessario fare buon viso a cattivo gioco e cercare di trarre il bene da un male. Il male è presto detto: un ex comunista al Quirinale. Il bene è quello di mandarci uno con cui almeno si può ragionare di politica e che è un po' inviso ai sinistri.
Il nome è bello e fatto: Massimo D'Alema, è il classico segreto di Pulcinella. L'Unione lo eleggerà al Colle più alto, magari alla quarta votazione, cioè la prima utile senza maggioranza qualificata.
La Cdl deve essere furba e afre in modo che D'Alema non venga eletto in questo modo. Una elezione a maggioranza di D'Alema servirà a far ridere il Mortadella e ad incancrenire i già fragili rapporti tra maggioranza ed opposizione, per di più rinsalderebbe le truppe del centrosinistra e sterilizzerebbe i voti parlamentari del centrodestra.
Una fragile maggioranza parlamentare come è quella dell'Unione che riesce ad eleggere un presidente della Camera comunista e sindacalista, un presidente del Senato democristiano e sindacalista ed un post comunista a Presidente della repubblica, potrebbe accreditarsi presso l'elettorato italiano borderline come una forza di maggioranza reale e presso gli stati esteri come una controparte responsabile e meritevole di aperture di credito.
Il centrodestra italiano, se è un forza ragionevole e ragionante, non deve assolutamente permetterlo. Neanche, però, può prestarsi a dare i propri voti alla prima votazione, confondendo ed indebolendo il proprio ruolo e la propria forza elettorale. L'eventuale appoggio, sin dall'inizio, della CdL al nome di D'Alema rischia di fare da foglia di fico ai dissidenti del centrosinistra. Si sa, infatti, che nella notte tutte le vacche sono nere.
Nemmeno è possibile oggi invocare il "metodo Ciampi", l'elezione di Ciampi fu il risultato di una serie di concause come la spinta popolare a favore di Emma Bonino, la non seducente candidatura del partito popolare di rosa Russo Iervolino, specchietto per le allodole che serviva a mascherare il vero candidato che era Franc(esc)o Marini. Ciampi fu un'eccezione eccezionale e difficilmente ripetibile.
Cosa dovrebbe fare allora la CdL alla prossima elezione del nuovo Presidente della Repubblica ???
La CdL deve avere un unico obiettivo: essere determinante nella elezione di D'Alema, dopo aver fatto toccare con mano allo stesso che lui non è così amato all'interno del suo stesso schieramento.
Come fare allora ??? Basta utilizzare il metodo dei pizzini, a posto di Massimo D'Alema basta che tutti i grandi elettori della CdL votino per un fantomatico Massimo D'Alima oppure Massimo Da Lima, scelgano loro.
Per quante volte utilizzare questo metodo, io direi per le prime due votazioni.
Alla terza votazione, cioè all'ultima utile per una maggioranza qualificata il Massimo D'Alima o Da Lima, diviene magicamente Massimo D'Alema.
Il Risultato ??? L'Unione è fregata e il rosso (comunista) è più sbiadito del solito, Nanni Moretti urlerà ancora più forte di "dire qualcosa di sinistra", La CdL avrà aperto una linea di credito con il nuovo inquilino del Quirinale ed avrà dimostrato di contare e di sapere farlo.
giovedì, maggio 04, 2006
Destra e Sinistra. Le parole non hanno più senso, ma le persone si.
Robinik, in maniera sempre intelligente, si chiede se Destra e Sinistra abbiano ancora senso. "Questa divisione è ideologica e non politica ed affonda le radici in un terreno ideologico vecchio, nella migliore delle ipotesi, di oltre trent’anni....Io una soluzione la propongo (lascio il resto al dibattito e poi seguiranno altri post).I futuri due schieramenti devono abbandonare le ali estreme. Non hanno più senso. Rappresentano idee e sistemi politico-economici morti e sepolti da tempo. Se vogliono possono continuare a proporre la divisione tra Ittiti e Sumeri ma a me suonano di morto. Lasciamo che loro si rinfaccino i rispettivi morti e assumiamoci la responsabilità ed il coraggio di stendere un velo pietoso sulla guerra civile perenne." Questa è la conclusione di Robinik, conclusione rispettabile ed apprezzabile.
Noi che, da molto tempo sogniamo, una dialettica politica all'americana, o al massimo di stampo anglosassone, alle aprole destra e sinistra diamo poco significato. Molto significato, invece, lo diamo alle persone.
Noi non diciamo che chi sta con me è a prescindere nel giusto e chi è contro di noi è, giocoforza, nell'errore. A noi interessano le idee e le idee camminano con gli uomini. Se una persona è brava, non ci importa se si consideri di destra o di sinistra, ci interessa parlarci, confrontarci ed arricchirci vicendevolmente.
Se poi riusciamo anche a portarlo dalla nostra parte molto meglio.
sono un po' malato
causa attacco febbrile ed allergico questo blog non viene aggiornato come si dovrebbe...
martedì, maggio 02, 2006
Berlusconi lascia da gran signore
Silvio Berlusconi ha rassegnato le dimissioni nele mani del presidente Ciampi. Finisce così l'era della CdL, e finisce con un gesto da gran signore. Sappiamo tutti benissimo che, causa l'ingorgo istituzionale (grandissima cazzata), era stata proprio la presidenza della Repubblica a definire il cronoprogramma per una eventuale transisizione.
La presidenza della Repubblica, su insistenza del professor Prodi, ha ceduto. Silvio Berlusconi, uomo di mondo e di gran classe, ha capito che non si può stare in paradiso a scapito dei santi e quindi ha fatto l'unico gesto che la sua educazione gli ha permesso.
Ma silvio Berlusconi ha lasciato sia da gran signore che da vincitore (morale) delle elezioni. Certo la maggioranza l'ha presa l'Unione legittimamente, ma non c'è stata la rivolta popolare contro la destra al governo.
Una maggioranza che si regge sui pizzini di Mastella e sulla volubilità di Pallaro. Per questo non faranno un Ciampi bis, perchè un senatore a vita come Ciampi che, da presidente, ha nominato Colombo, Napolitano, Rita Levi Montalcini e Mario Luzi, serve come il pane.
Grazie Presidente Berlusconi.
Sappiamo che la storia sarà molto più generosa nei suoi confronti di questa attualità di guano.
E speriamo che, dopo aver capito chi le è veramente nemico, se mai dovesse tornare al Governo.
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