A casa mia si dice che più rimesti il guano, più lo stesso emana un olezzo fetente ancora più forte, anche se ovviamente in maniera più colorita.
Ebbene l'intervista a D'Alema oggi sulla Repubblica, che Walking Class in un bel post ha già definita come compiacente, è un altro esempio di cosa può succedere se la realtà ti assale troppo forte e troppo repentinamente.
D'Alema, che più parla e più perde quell'alone di superiorità che si era costruito, proprio non ci vuole stare e rispolvera anche argomenti qualunquistici.
"...Solo in Italia, grazie a un sistema di informazione compiacente, può succedere che nel giorno in cui i legali di Consorte dicono che i 50 milioni sono solo suoi il Televideo mette come primo titolo "Anche Prodi incontrò Bernheim". Quello è il titolo di un giornale di partito, o di un giornale di famiglia, non di una testata del servizio pubblico, che pago anch'io come abbonato Rai"....
Diciamocelo francamente, però. D'Alema non è Toto, e quando sbotta con la solita storia "...ed io pago.", fa francamente (sor)ridere.
Confessiamo che, con il presidente DS, abbiamo in comune la data di nascita, (20 aprile) e ci permettiamo di seguirlo sulla strada del suo qualunquismo.
Siccome siamo contribuenti anche noi, ci permettiamo di ricordare a Massimo D'Alema che anche l'(orrido) giornale del suo partito viene finanziato con i soldi pubblici, che il suo partito prende i rimborsi elettorali, (rectius un finanziamento pubblico mascherato), che il suo lauto stipendio da parlamentare è pagato con i soldi dei contribuenti.
E' un debole argomento onorevole D'Alema, noi le consigliamo di lasciar perdere e fare un serio ed approfondito esame di coscienza, anche privato.
Un ordine del giorno votato in direzione nazionale all'unanimità proprio non basta, Berlusconi dice stronzate e mira ad avvelenare la campagna elettorale ?
Basta non considerarlo, se invece dovete ricorrere a queste argomentazioni e a questi toni, allora vuol dire che Berlusconi, magari in maniera approssimativa, ha colpito un nervo scoperto, un nervo che fa molto male.
Talmente male che genera reazioni scomposte.
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